venerdì 1 ottobre 2010

Mulve è già morto?

E' cominciata una stagione di grandi battaglie contro utenti e siti che diffondono file pirata. Anche in Italia. I segnali sono numerosi: le leggi si apprestano a diventare più severe, le attività antipirateria avanzano a tutto spettro. Ultimo segnale: Mulve, servizio che sembrava potesse rinverdire 1 i fasti di Napster, è già caduto sotto gli attacchi delle major del disco americane. I gestori hanno dovuto mettere offline sito e programma, dopo aver ricevuto una richiesta di rimozione da parte degli avvocati di Riaa (Recording industry association of America).

In queste ore, Mulve torna online a intermittenza, ma ormai qualcosa si è spezzato: il servizio si è dimostrato vulnerabile quanto gli altri agli attacchi dell'antipirateria. E' solo questione di tempo perché venga abbattuto di nuovo. Un grosso smacco per un software che si presentava irraggiungibile da qualsiasi giurisdizione, e che aveva guadagnato una rapida popolarità anche grazie alla sfida sfacciata lanciata alle major. La sua forza è anche nell'ampio catalogo (dichiara 10 milioni di brani), che - si scopre adesso - era tratto semplicemente dall'archivio del social network russo Vkontakte.ru (dove si trovano tantissimi link a musica da ascoltare in streaming).

Ma la battaglia contro Mulve non è un caso isolato. Il punto è che i detentori di copyright si sono fatti molto più reattivi: se prima lasciavano passare un po' di mesi prima di muoversi (lasciando crescere fenomeni come The Pirate Bay), adesso colgono subito al volto le nuove minacce e nel giro di giorni passano a contrastarle. "Prima colpivamo solo il peer-to-peer, in Italia. Adesso agiamo ad ampio spettro contro i nuovi e sempre più popolari strumenti con cui gli utenti accedono a contenuti pirata", spiega Enzo Mazza, presidente di Fimi (Federazione dell'industria musicale italiana).

Negli ultimi tre mesi la Fimi ha fatto rimuovere 36 mila link nei "cyberlockers", cioè siti di hosting come Megaupload, Rapidshare, Hotfile. E' un modo ormai comune per scaricare film e musica pirata. Gli utenti trovano i link su community, forum e blog. Cliccando sul link, possono scaricare il file dal sito di hosting, che è esterno e indipendente rispetto alla community. L'antipirateria chiede però ai cyberlockers di rimuovere i link e l'utente quindi non può più utilizzarli (se ci clicca riceve un messaggio di errore: "il file è stato rimosso").

Prossimo obiettivo, probabilmente, saranno le stesse community che diffondono link: Fimi tiene d'occhio le più usate in Italia, come Ddl Fantasy.(*)

(*) tratto da http://www.repubblica.it/

Che dire secondo me è più proficuo cavalcare la rete con le opportunità che offre che non contrastarla e iTunes insegna. Inoltre ogni volta che un software per la condivisione dei file viene "chiuso" ne nasce sempre uno nuovo e più potente. Dieci anni fa, con Napster si potevano condividere solo file musicali, dalle sue ceneri sono nati non uno, ma decine di software P2P con i quali è possibile oggi condividere non solo musica, ma anche film, software di qualsiasi tipo e molto altro ancora. Almeno la storia recente dovrebbe insegnare.

Infine bisogna tener anche presente che dopo anni di "dematerializzazione" dei prodotti come musica, film foto ecc. sta iniziando un lento ritorno alla voglia, da parte dei consumatori, di possedere fisicamente quel CD o quel DVD o quella foto stampata, per riacquisire in un certo senso quell'esperienza "tattile", di "condivisione con gli altri", di "catalogazione reale" che negli utlimi anni si stava perdendo. Fossi una Major concentrerei le risorse più su questo aspetto che non altro. Trovarsi pronti ad un ritorno al "fisico" da parte dei consumatori gli consentirebbe fatturati ancora più elevati. Ma forse questo già lo sanno e allora voglion fare alla "asso piglia tutto" e allora sono dei grandissimi... ... ... (finite voi la frase)

Nessun commento:

Posta un commento